06/09/2013 - Tracce
I RISCHI DELLA LETTURA
2013_09_06_TR1200
Nella lettura i rischi sono ovunque, secondo Alfonso Berardinelli ("Leggere è un rischio"). A volte li corre il testo, a volte li corre il lettore, altre volte anche l'autore.
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I visitatori di Festivaletteratura sono per lo più lettori appassionati, che leggono molto, spesso, magari ogni giorno.
Ma siamo consapevoli dei rischi che comporta questo atto che noi tanto amiamo? Ci rendiamo conto che non va affrontato con superficialità? Nei trenta minuti concessi dalla formula delle Tracce, Alfonso Berardinelli, critico letterario e saggista, cerca di spiegarci quale responsabilità ci prendiamo ogni volta che apriamo un libro. Perché i rischi che corrono il testo, l'autore e il lettore stesso sono tutti nelle mani di chi legge e interpreta il libro, che può non trovare interessante l'opera (la quale quindi rischia di non avere lettori), non trovare il tempo o lo spazio per la lettura, non avere modo di concentrarsi, non sapersi orientare nella libreria e non trovare i libri giusti, può tendere a farsi da semplice lettore un critico, può limitarsi a scegliere testi banali senza mettere in discussione le proprie convinzioni e i propri gusti di lettura, o al contrario può lasciarsi facilmente convincere da tesi nuove e convertirsi. Il lettore ha insomma in mano le sorti del testo e dell'autore, il quale deve essere consapevole dei pericoli che corre: non solo quello di non essere letto, ma quello di essere letto e giudicato. Da buono e severo critico, Berardinelli polemizza contro i poeti che non hanno nulla da dire, i narratori che non narrano, i filosofi che non ragionano: «dovrebbero accontentarsi della notorietà di cui godono presso chi non ha mai letto i loro libri».
La lettura è un gesto di coraggio, la riflessione e l'introspezione che richiede sono minacciate dagli attacchi chiassosi della contemporaneità. L'aveva già intuito Calvino, che nell'incipit di "Se una notte d'inverno un viaggiatore", in un provocatorio gioco metaletterario, si rivolge direttamente al lettore: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti... La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: 'No, non voglio vedere la televisione!' Alza la voce, se non ti sentono: 'Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!' forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida...» La lettura è sotto assedio, è un atto di resistenza, pensiamoci la prossima volta che apriremo un libro, pensiamo alle parole di George Steiner, che in "Una lettura ben fatta", scriveva «leggere bene significa rispondere al testo, implica una responsabilità che sia anche risposta, reazione».
Ma siamo consapevoli dei rischi che comporta questo atto che noi tanto amiamo? Ci rendiamo conto che non va affrontato con superficialità? Nei trenta minuti concessi dalla formula delle Tracce, Alfonso Berardinelli, critico letterario e saggista, cerca di spiegarci quale responsabilità ci prendiamo ogni volta che apriamo un libro. Perché i rischi che corrono il testo, l'autore e il lettore stesso sono tutti nelle mani di chi legge e interpreta il libro, che può non trovare interessante l'opera (la quale quindi rischia di non avere lettori), non trovare il tempo o lo spazio per la lettura, non avere modo di concentrarsi, non sapersi orientare nella libreria e non trovare i libri giusti, può tendere a farsi da semplice lettore un critico, può limitarsi a scegliere testi banali senza mettere in discussione le proprie convinzioni e i propri gusti di lettura, o al contrario può lasciarsi facilmente convincere da tesi nuove e convertirsi. Il lettore ha insomma in mano le sorti del testo e dell'autore, il quale deve essere consapevole dei pericoli che corre: non solo quello di non essere letto, ma quello di essere letto e giudicato. Da buono e severo critico, Berardinelli polemizza contro i poeti che non hanno nulla da dire, i narratori che non narrano, i filosofi che non ragionano: «dovrebbero accontentarsi della notorietà di cui godono presso chi non ha mai letto i loro libri».
La lettura è un gesto di coraggio, la riflessione e l'introspezione che richiede sono minacciate dagli attacchi chiassosi della contemporaneità. L'aveva già intuito Calvino, che nell'incipit di "Se una notte d'inverno un viaggiatore", in un provocatorio gioco metaletterario, si rivolge direttamente al lettore: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti... La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: 'No, non voglio vedere la televisione!' Alza la voce, se non ti sentono: 'Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!' forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida...» La lettura è sotto assedio, è un atto di resistenza, pensiamoci la prossima volta che apriremo un libro, pensiamo alle parole di George Steiner, che in "Una lettura ben fatta", scriveva «leggere bene significa rispondere al testo, implica una responsabilità che sia anche risposta, reazione».