06/09/2014 - Inedita energia
INEDITA ENERGIA. SPORT IN PUNTA DI PENNA
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Nel 1955 usciva il primo numero della rivista di eni Il Gatto Selvatico diretta da Attilio Bertolucci. Pagine a colori, vignette, racconti di autori importanti e tante rubriche per la famiglia: medicina, arredamento, moda, cucina. Fin dal primo numero uno spazio era sempre dedicato alla cronaca e al racconto sportivo, affidato alla penna di importanti giornalisti e scrittori dell'epoca, da Salvatore Bruno a Corrado Sofia, da Mario Medici a un giovanissimo Alberto Bevilacqua. Editi quest'anno per la prima volta da eni, i racconti delle imprese di Coppi e Bartali, dei gol di Sivori e Rivera, dei record di Berruti, sono lo specchio di un Paese alla ricerca di storie 'felici' dopo la complessa ricostruzione del dopoguerra. Un parterre di ospiti prestigiosi discuterà insieme al pubblico di Mantova di sport e letteratura, binomio sempre attuale per un popolo, quello italiano, fatto di scrittori, poeti ma anche di allenatori...
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Italiano
Sport e letteratura, un binomio in grado di incrociare sudore, passione e... giornalismo, come seppero fare Pasolini e Beppe Viola. Questo il 'leitmotiv' dell'incontro di quest'anno per "Inedita Energia", condotto da Lella Costa, che con la sua proverbiale ironia e allegria ha saputo tirar fuori aneddoti, che assumono i connotati di vere e proprie pietre miliari nella storia dello sport italiano, dagli ospiti Adriano Panatta (campione indiscusso del tennis italiano) e Federico Buffa, giornalista e telecronista sportivo. L'incontro ha dunque sviscerato pregi e difetti dello sport italiano (e non), a partire dalla mancanza di una vera e propria educazione allo sport a livello scolastico, come ha sottolineato Panatta «Non è vero che in Italia non si faccia sport, tutt'altro: nel nostro paese oltre 20 milioni di persone praticano regolarmente uno sport; quello che manca è l'educazione sportiva nelle scuole: io ho giocato con 300mila bambini e vi assicuro che il 99% di loro non ha capacità motorie interessanti». Per arrivare al conseguente rischio obesità nei più piccoli e al divismo che regna nel mondo del tennis professionistico internazionale. Non solo tinte fosche, però. Panatta e Lella Costa hanno anche inframmezzato l'incontro con alcuni divertenti siparietti, partendo dalla refrattarietà dell'attrice a svolgere un'attività sportiva, anche se, come ha ricordato lei stessa, «dopo aver recitato da sola l'Otello, Walter Bonatti mi raggiunse nel camerino e mi disse: 'Quello che hai fatto equivale alla scalata del K2'». Buffa si è invece soffermato sul linguaggio dell'evento sportivo: «Ho sempre pensato che la corporeità fosse una parte troppo determinante della vita per non coltivarla. Per questo motivo ho seguito l'idea di dare dignità al racconto dello sport, considerandolo un aspetto fondamentale dell'antropologia umana. In Italia negli anni '50 e '60 lo sport non aveva nessuna rilevanza sociale, diversamente da quanto avveniva nel mondo anglosassone». Infine, un passaggio sui rispettivi atleti del cuore, vere e proprie icone dell'immaginario collettivo: Buffa ha dichiarato di adorare Michael Jordan e Wilt Chamberlain, mentre Panatta ha confessato un'ammirazione senza confini per Alex Zanardi, seguito da Tomba e Borg per la fisicità.