06/09/2014 - Giallo italiano

L'ITALIA VISTA DAL NOIR

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Tra le molteplici strade percorse dal giallo italiano contemporaneo, una delle più fertili e inusuali è quella che lo avvicina al romanzo civile. Senza interesse per le denunce esplicite, autori come Patrick Fogli o Simone Sarasso usano il genere noir per raccontare un paese che ha perduto - o che non ha mai avuto - l'innocenza. Nei romanzi della "Trilogia sporca dell'Italia", Simone Sarasso trasfigura i protagonisti del lungo periodo che va dal dopoguerra all'inizio degli anni Novanta, rendendo più evidente la grettezza, la violenza sommersa, lo squallore imperante. Patrick Fogli ("La puntualità del destino", "Vite spericolate") si concentra invece su microstorie di provincia, dove le morti rappresentano gli affioramenti di un malessere che corrode il senso di comunità. I due autori dialogano con Luca Crovi, autore di "Noir".
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Italiano
«Io sono un cinico che vive in un'epoca superficiale in uno dei paesi più stupidi del mondo! Noi siamo quelli che ne discutono, 'se, però, magari, forse sai...' in un paese come questo le storie vengono dimenticate, negate, e siccome sono testardo, finché non le dimostrerò tutte, non mi faranno mai smettere, e secondo me ancora non ci sono riusciti».
In queste parole Patrick Fogli riassume il pensiero e il senso dell'evento che, nella suggestiva cornice del Tempio di San Sebastiano, l'ha visto protagonista con Simone Sarasso, dove il terzo incontro del percorso "Giallo Italiano" ha come di consueto riunito non solo i fan dei due autori ma anche molti altri appassionati del genere 'noir'.
Nel viaggio tra i ricordi d'Italia e altri paesi, il male torna ad essere protagonista, e questa volta ciò che ne esce fuori è una società marcia, che assorbe il male dentro di sé commettendo azioni impensabili per poi negarle, tradendo coloro che ancora credono e amano la loro patria.
Entrambi gli autori descrivono il fallimento delle istituzioni e delle figure importanti, e il senso di impotenza che si sperimenta quando ci mettiamo a contatto con tragedie e drammi potenzialmente evitabili o almeno punibili, che restano sospesi in un limbo dimenticato da tutti tranne che dalle vittime stesse.
L'attenzione però è puntata sull'impossibilità di definire il 'noir', come l'Italia, in modo univoco: non esiste solo bianco o nero, buoni o cattivi, giusto o sbagliato. Per questo motivo è giusto affidarsi alla storia, alle fonti e alle sue prove; per far sì che la memoria resti e sia riconosciuta è necessario dare una fine, anche se immaginaria, a queste storie infinite ed interminabili, che lasciano un alone nero sulla nostra meravigliosa penisola.

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