Maalouf, Amin
Amin Maalouf nasce in Libano nel 1949 da una famiglia di giornalisti e letterati. Dopo gli studi universitari, condotti nel campo dell'economia e della sociologia, intraprende la carriera di giornalista, scrivendo per il quotidiano libanese An-Nahar. Ciò lo porta a occuparsi di politica internazionale e a viaggiare in tutto il mondo: India, Bangladesh, Vietnam e, ancora, Somalia e Kenya. Costretto dalla guerra ad abbandonare il Libano, nel 1976 si stabilisce a Parigi. Nella capitale francese diventa editore dell'edizione internazionale di An-Nahar, poi editore capo del settimanale Jeune Afrique. Nel 1983 esordisce nella pubblicistica con Les Croisades vues par les arabes, un classico della saggistica tradotto in tutto il mondo, in cui Maalouf si misura con un momento cruciale della storia europea e Medievale guardandolo dal punto di vista degli storici arabi. Altrettanto di rilievo per la comprensione dei rapporti tra Oriente e Occidente sono i successivi Les identités meurtrières (1999) e Le dérèglement du mond (2009), rispettivamente incentrati sui paradossi identitari della contemporaneità e sul ripensamento di alcuni modelli dominanti delle relazioni internazionali e delle diversità culturali. L'esperienza giornalistica e accademica influenza senza dubbio anche i suoi romanzi, da Leone l'Africano e Col fucile del console d'Inghilterra – con cui vince il Prix Goncourt – a I disorientati, come pure i suoi libri più recenti, tra i quali spiccano: Una poltrona sulla Senna (2016), storia dell'Académie française e delle personalità che l'hanno guidata a partire dal 1634, e Il naufragio delle civiltà, in uscita in Italia nel 2019, che intrecciando cronaca e riflessione racconta di un mondo disorientato e in crisi. In un'intervista ha dichiarato: «amo ascoltare, osservare, meno parlare. Poi annoto le cose che mi vengono raccontate». I suoi lavori sono tradotti in più di quaranta lingue. Nel 1999 gli è stato conferito il Premio Nonino, nel 2004 il Prix Méditerranée e nel 2010 il Premio Principe delle Asturie. Dal 2011 è membro dell'Académie française.
(foto: © Basso Cannarsa)