04/09/2003 - In Limine. Quando la poesia si contamina
Hans Magnus Enzensberger con Mario Artioli
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Nelle sue ultime opere in versi ("Più leggeri dell'aria"; "Il teatro dell'intelligenza"), Hans Magnus Enzensberger testimonia una sommessa religiosità laica che evoca i moti delicati, le minime offerte di calore che vengono dalla vita, il concreto di cui ognuno vive. Di fronte agli eventi in cui spesso ci si dibatte fra indifferenza e disperazione, Enzensberger risponde con la serenità dell'intelletto e la calda amarezza dell'ironia. Il reading del poeta tedesco è presentato da Mario Artioli.
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Si può ancora scrivere poesia senza che questa venga influenzata dalla realtà storica? Quale può essere il ruolo o il senso della lirica nella società moderna? Quesiti come questi aprono l'incontro con Hans Magnus Enzensberger, incentrato più che altro sulla lettura, da parte dell'autore, di alcune tra le sue ultime poesie. La descrizione di una fine del mondo già in atto, come di un Titanic già colmo di acqua salata quanto di ignari passeggeri, il sottile rapporto tra pensiero e realtà, la storia come disegno prestabilito dove l'individuo è solo il tassello di un puzzle, queste sono alcune delle tematiche espresse dai suoi versi, versi che assomigliano quanto mai ad una elegante prosa, a dire ancora una volta che per le odi non c'è più spazio. L'autore legge i suoi testi con grande espressività, quasi non facendo sentire, complice la lettura di ottime traduzioni, l'ostacolo linguistico. Con ironia e amarezza ci offre versi che sembrano voler predire il futuro, o almeno supporne l'esistenza, perché, come dice in "Poesia e politica", se la poesia non fosse anche critica della realtà, allora sarebbe menzogna.