08/09/2005 - Scritture Giovani
SCRITTURE GIOVANI
2005_09_08_037
1. presentazione e reading
"Scritture Giovani" torna a Festivaletteratura: un quintetto di nuovi autori si presenta al pubblico del Festival. Il primo appuntamento è con Marco Archetti - autore di "Lola Motel" e "Vent'anni che non dormo" - e la norvegese Gunnhild Øyehaug ("Slaven av blåbæret"; "Knutar"). Reading dei racconti e presentazione a cura del gruppo di ragazzi di "Blurandevù".
"Scritture Giovani" torna a Festivaletteratura: un quintetto di nuovi autori si presenta al pubblico del Festival. Il primo appuntamento è con Marco Archetti - autore di "Lola Motel" e "Vent'anni che non dormo" - e la norvegese Gunnhild Øyehaug ("Slaven av blåbæret"; "Knutar"). Reading dei racconti e presentazione a cura del gruppo di ragazzi di "Blurandevù".
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Salgono sul palco Gunnhild Øyehaug e Marco Archetti e quasi quasi sembrano più in imbarazzo che i ragazzi di "Blurandevù" che conducono gli incontri di "Scritture Giovani", progetto nato in seno a Festivaletteratura. Sono proprio loro che cominciano leggendo alcuni brani dei due rispettivi racconti tratti dalla raccolta "Elsewhere". I ragazzi rompono il ghiaccio scherzando un po' sulle vite degli autori: così viene fuori che Marco è davvero un ipocondriaco, come dichiara nella sua biografia, mentre scopriamo che Gunnhild è cresciuta nella fattoria dei suoi nonni dove abitavano ben dodici zii e sedici cugini. Entriamo nel vivo dell'evento con le domande sull'argomento che lega tra loro i racconti: altrove, 'elsewhere'. Mascherato dallo stereotipo del viaggio esotico, l'altrove di Marco Archetti si rivela in realtà un'acuta e grottesca analisi del senso di straniamento che la morte porta con sé. Tra zie pestilenziali e cadaveri che scivolano nell'ultimo viaggio, Archetti diverte con i suoi episodi di claustrofobia familiare. D'altronde, come dice lui, le sue storie sono fatte di «sciocchezze sublimate». Gunnhild Øyehaug con grande poesia ci parla di un altrove che la sua protagonista, Edel, immagina come uno spazio in cui vivere senza soffocare nel pensiero. L'altrove è in noi, sono le ossa che abbiamo dentro e che solo una radiografia può mostrarci, ma è anche tra di noi, in famiglia, in una coppia in cui ognuno è estraneo all'altro. Come un incrocio in cui non ci si incontra.