11/09/2009 - Annali di storia
IL FARDELLO DELL'UOMO BIANCO
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Tra imperialismo e antimperialismo: chi combatte per la libertà?
Sono trascorsi cento anni dal ritiro degli Stati Uniti da Cuba e dalla morte di Leopoldo II del Belgio, che due anni prima aveva «ceduto» il Congo, suo possedimento personale, al Belgio. Anche allora ci furono forti polemiche sull'imperialismo e diverse posizioni che coprivano ogni possibile punto di vista, da quello colonialista 'duro' a quello antimperialista radicale, passando attraverso l'idea della missione civilizzatrice dell'Europa sostenuta da intellettuali come Rudyard Kipling e le posizioni riformatrici di socialisti e umanisti. A un secolo di distanza la discussione sull'ingerenza umanitaria, sull'esportazione della democrazia, sulle responsabilità dell'Occidente ricalca in parte le posizioni di cento anni fa, forse con posizioni a volte più rigide e ideologiche che nel passato.
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Quella sul colonialismo, al Palazzo della Ragione, è la seconda di tre conferenze riguardanti un argomento storico. Marcello Flores, docente di storia comparata, spiega la complessità delle posizioni pro e contro il colonialismo formatesi ad inizio Novecento. Da un lato lo scrittore Rudyard Kipling ne "Il fardello dell'uomo bianco" parla della necessità di portare la civiltà nei paesi orientali; dall'altra Mark Twain si prende beffa del re Leopoldo II, colpevole dello sfruttamento e del massacro del popolo congolese. Il colonialismo è stato favorito anche dall'idea dilagante della gerarchia delle razze che partiva dalla teoria evoluzionistica. Si sono creati così degli stereotipi che hanno dovuto attendere lo sterminio ebraico per essere messi in discussione. Ogni paese ha avuto una sua strategia di colonialismo: chi ha esercitato la violenza come Germania ed Italia, chi optò per l'integrazione di piccole élite, come la Francia, passando però alla repressione in caso di ribellione. Il dominio coloniale non ha permesso lo sviluppo dei paesi sfruttati, bloccandone le potenzialità. Un elemento spesso trascurato, sottolinea Flores, è che il colonialismo ha portato una grande trasformazione non solo nelle popolazioni sfruttate, che non sono riuscite a tornare ad una sorta di ingenuità culturale, ma anche nei dominatori che ne hanno assorbito usi e costumi.