09/09/2011 - Le pagine della cultura

LE PAGINE DELLA CULTURA

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Lettura dei giornali a cura di 'Ala al-Aswani
Coordinamento di Alberto Notarbartolo e Piero Zardo

In un momento di profondo rivolgimento nelle modalità di trasmissione della cultura e di creazione delle opere d'arte e dell'ingegno, gli inserti culturali dei giornali sono impegnati nel difficile compito di offrire un'informazione culturale adeguata tra l'esigenza di una maggiore partecipazione da parte dei lettori, la rivoluzione del web e la progressiva trasformazione della produzione letteraria. A "Le pagine della cultura" - ormai tradizionale apertura del mattino organizzata in collaborazione con "Internazionale" - alcuni degli ospiti presenti al Festival commentano una selezione degli articoli tratti dagli inserti-cultura e dalle terze pagine dei giornali di tutto il mondo.
Per tutta la durata del festival, presso la tenda di piazza Leon Battista Alberti, sarà aperto al pubblico un angolo di "Pagine della Cultura" presso il quale sarà possibile consultare le versioni cartacee e on-line delle principali testate internazionali.
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Ore nove, piazza Alberti. Alberto Notarbartolo incontra lo scrittore egiziano Ala Al-Aswani per discutere delle terze pagine internazionali. Il primo argomento tocca la delicata questione dell'università negli Stati Uniti; una volta l'università garantiva un futuro, oggi invece lo studente si trova all'interno di un sistema, quello universitario, che deve combattere se vuole conquistarsi un ruolo. Ma l'autore non si trova d'accordo. L'università statunitense ha i suoi difetti, certo, ma nulla se comparati alle università egiziane. 
In seguito Notarbartolo tocca la questione del Booker Prize, un importante premio letterario inglese. Quest'anno si è premiata la leggibilità, libri corti e facili, è giusto? La letteratura deve essere facile o in un certo senso deve essere premiata la profondità? Al-Aswani però non cade nella trappola dell'aut-aut di Notarbartoli. La scrittura è fatta per essere leggibile e comprensibile da tutti, anzi deve esserlo così tanto da avere più piani di lettura allo stesso tempo. 
Infine a ridosso dell'undici settembre si tocca immancabilmente la questione Islamica. C'è una relazione tra quello che è successo a New York dieci anni fa e le rivoluzioni arabe di quest'anno? Dietro questi fatti apparentemente opposti, può nascondersi la stessa rabbia? 
Lo scrittore non pensa che ci sia una relazione e tantomeno che ci sia una rabbia puramente araba. L'essere umano ha le stesse emozioni, indipendentemente dalla sua origine. La condanna della strage dell'undici settembre è esplicita ma è anche un pretesto per parlare di letteratura. Dietro gli uomini che hanno commesso quell'atto criminale possono esserci padri di famiglia o uomini che sapevano benissimo prendersi cura dei propri figli. Umani insomma. La differenza sta nello sguardo. Chi pilotava l'aereo non pensava che dietro le torri c'erano uomini ma semplicemente nemici senza umanità. Allo stesso modo il soldato americano che combatteva in Vetnam riceveva l'ordine di non guardare negli occhi prima di sparare. Altrimenti avrebbe visto l'umano dietro al nemico. 

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