07/09/2012 - Tracce

PER UN'ECONOMIA ECOLOGICA

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L'economia dovrebbe servire a vivere bene, secondo Andrea Segrè ("Economia a colori"). E allora, come mai ci mette in crisi? Forse perché l'abbiamo lasciata sola, staccandola da tutte le altre dimensioni del nostro eco-mondo.
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Si è parlato di tracce questa mattina in Piazza Sordello con Andrea Segrè, professore ordinario di Politica agraria e preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna; di tracce ecologiche, per la precisione, quelle impronte invisibili che lasciamo nel sistema quando consumiamo le risorse naturali. Risorse limitate, che hanno bisogno di tempo per rinnovarsi, e che richiedono maggiore sostenibilità («sostenibilità significa 'durare nel tempo', è una parola che deriva dal pedale del pianoforte che allunga le note» spiega il docente).
Anche se le istituzioni al giorno d'oggi non sembrano preoccuparsi molto dei 40 miliardi di euro («quanto una riforma finanziaria!» 
dice Segrè) che ogni anno finiscono nella spazzatura, il calcolo delle impronte ecologiche è possibile: alcuni studiosi hanno calcolato che la contabilità della sostenibilità del nostro paese è in rosso dal 23 agosto: ovvero, in soli otto mesi, abbiamo già consumato più energia di quanta se ne possa rinnovare annualmente.
Segrè non si accontenta di metterci in guardia («Facciamo dimagrire i bidoni della spazzatura, torniamo ad un'economia reale, eliminando gli speculatori (perché questo sono!) finanziari»), ma ci offre anche una speranza, ci dice che una soluzione è possibile. Bisogna agire su due fronti: da un lato le istituzioni devono promuovere concretamente la sostenibilità, indagare sullo spreco pubblico e privato, abbandonare il mantra della crescita che non fa altro che spingerci ancora più a fondo nel baratro della crisi; dall'altro ci siamo noi, che dobbiamo iniziare a credere nella decrescita, accettare i limiti che la madre terra ci impone, smettere di accumulare cose per riempire i vuoti creati da questa società, evitare l'esagerazione: «I rasoi a tre lame, ad esempio, io non li capisco. La prima lama strappa, la seconda dà un altro taglio, e la terza? La terza parla con le altre due, a questo punto... cosa deve fare?» sdrammatizza il professore.
Il concetto è facile da capire, sta tutto nell'uso delle parole. Se economia significa 'buona gestione della propria casa' ed ecologia 'buona gestione dell'ambiente', perché parlare di economia ecologica? L'ecologia non è uno strumento a favore dell'economia, ma viceversa è l'economia che deve porsi a servizio dell'ambiente e cercare un modo per rispettarne i limiti; ribaltiamo il titolo, parliamo di ecologia economica e finalmente miglioreremo la qualità della nostra vita.

Con l'intervento di Andrea Segrè, si toccano argomenti oggi scottanti, iniziando con la crisi che ha colpito i mercati virtuali, l'economia reale, la politica, e il modo di concepire la realtà dei singoli cittadini.
La logica della crescita e del debito ci ha portato a una crisi economica ed ambientale profonda, perché dissociate l'una dall'altra, e a disuguaglianze sociali non più tollerabili.
 Si pensa che la crescita sia correlata all'abbondanza, «produrre di più é meglio», quindi ad un'idea di sviluppo effimera, un mito da eliminare insomma, ma come?
Bisogna non parlare più di crescita, i termini hanno davanti a sé delle azioni. Crescere è l'obiettivo dei governi che seguono i dettami dell'economia di mercato e hanno portato alla crisi. Crescere significa produrre, acquistare, consumare, solo che é talmente veloce la sostituzione dei beni che gran parte di questi viene sprecata o gettata via; se crescita significa spreco, non ce lo possiamo permettere.
Viviamo in un Eco-sistema ('eco' da 'oikos' che significa 'casa'), da cui economia, come gestione della nostra casa ed ecologia, come norma della grande casa, l'ambiente, il pianeta; dobbiamo fare in modo che l'economia diventi un aggettivo dell'ecologia, l'idea di una società fondata sull'ecologia economica, in modo che la nostra casa sia dentro i limiti del pianeta e non viceversa.
Deve cominciare da adesso, sfruttando la crisi come antidoto al mondo disattento, frenetico e sprecone, che ha dimenticato che si consuma per vivere e non che si vive per consumare. L'ambiente è l'insieme in cui si esplica l'attività economica, essa quindi deve sottostare alle concrete leggi della natura, considerandone i limiti fisici.
Se le risorse sono limitate è fondamentale considerare il tempo per rigenerarsi, di conseguenza i consumi dovranno essere limitati.
È necessario uno stile di vita più sobrio, più equo, per fondare una società basata sulla sufficienza e non sull'imperativo dell'abbondanza; una lezione dal passato già in serbo per noi l'aveva Epicuro, «Con maggiore piacere gode dell'abbondanza chi meno ne ha bisogno».
Un appello per le generazioni future per passare da un falso benessere, a un concreto  ben-vivere.
 Un'economia più leggera nelle nostre vite e più trasparente da capire, consapevolmente rispettosa del rapporto uomo-ambiente.
«Basta il giusto» è il vero manifesto per costruire un nuovo mondo fondato sulla coscienza dei limiti naturali ed umani e vissuto finalmente da homo civicus che pratica uno stile di vita sostenibile e responsabile.
La consapevolezza dunque che decrescita non è sinonimo di privazione o recessione, ma l'idea di un nuovo modello di sviluppo economico, affinché si modifichino alcuni elementi di scelta, cominciando buttando via il meno possibile, prevenendo e agendo a monte, cominciando ad esempio dagli imballaggi.
 Si chiama eco-design, progettare i prodotti e la confezione dalla culla alla tomba in modo che tutto si possa riutilizzare.
 Prevenire i rifiuti e pensare a soluzioni nuove dove l'obiettivo é spreco zero.

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