07/09/2012 - Vocabolario europeo
VOCABOLARIO EUROPEO. La parola (d)agli autori
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Lutz Seiler: dal tedesco, 'Zeitwaage' s.f.: 'peso del tempo'; Steve Sem-Sandberg: dallo svedese, 'svek' s.n.: 'tradimento'; coordina Matteo Motolese Catalano, francese, islandese, italiano, olandese, polacco, romeno, svedese, tedesco e ungherese: queste le lingue rappresentate nel "Vocabolario Europeo" 2012. Dieci nuovi lemmi, dieci nuove porte d'accesso all'intreccio delle culture del nostro continente e al lavoro che ogni autore conduce sulla lingua per trovare, raccontare e condividere il proprio mondo. Ai linguisti Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lucilla Pizzoli il compito di mettere in dialogo, ogni giorno, due parole e due scrittori.
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Anche quest'anno torna "Vocabolario Europeo" al Festivaletteratura, con dieci nuovi lemmi. Cinque incontri per approfondire la conoscenza delle parole, indagando i loro significati più profondi. Steve Sem-Sandberg ha scelto una parola legata al rapporto tra essere umani e ai loro comportamenti, distaccandosi da lemmi apparentemente più caratteristici della Svezia (per esempio 'neve', per cui esistono tante parole diverse in svedese). 'Svek' è una parola molto antica e difficile da tradurre, in quanto copre un vasto campo semantico. Si può tradire una persona, una causa o un ideale. Talvolta lo 'svek' è involontario. Il presidente Rumkowsi, per esempio, protagonista del libro di Sem-Sandberg "Gli spodestati", tradisce il proprio popolo convinto, però, di agire in suo favore. Infine anche uno scrittore si può macchiare di 'svek' nei confronti dei propri lettori, perché incapace di finire la propria storia all'altezza delle aspettative. In questo limite della scrittura si nasconde il germe dello 'svek'. Lutz Seiler è rimasto affascinato invece da una parola molto concreta, scoperta grazie a un amico appassionato di orologi. Letteralmente questa parola composta (come numerosi lemmi tedeschi) significa 'bilancia del tempo'. Nel concreto indica il cronocomparatore, un piccolo strumento, utilizzato dagli orologiai, per ascoltare il 'polso' dell'orologio. Tracciando una specie di elettrocardiogramma si scopre di quale «malattia del tempo» soffra l'orologio. Gli 'Uhrmacher' (orologiai) diventano così 'Wortmacher' (inventori di parole): donando a ciascuno dei loro strumenti un nome, stringono un rapporto speciale con i macchinari che creano. Questo tipo di rapporto lega molti dei personaggi di Seiler a un 'Apparatur' (apparecchio), che conforta con la sua serena ripetitività. 'Zeitwaage' da parola piccola e concreta si eleva a simbolo. Da un lato ricorda il dilemma della misurazione del tempo, che fluisce tra un tic e un tac. Dall'altro rappresenta il rapporto uomo-macchina che negli ultimi anni si è perso molto. Pochi sono capaci di costruire oggetti o di seguire un processo di creazione artigianale. La società di oggi è abituata ad asettiche produzioni in serie, così non conosce il nome di questi piccoli affascinanti strumenti. Nella parola 'Zeitwaage' come nella scrittura di Seiler si assapora il calore della lavorazione artigianale, che si trasforma in arte, che si trasforma in poesia.