06/09/2012 - Vocabolario europeo

VOCABOLARIO EUROPEO. La parola (d)agli autori

2012_09_06_030
Gabriela Adamesteanu: dal romeno, 'provizorat' s.m.: 'provvisorietà';
Antonio Prete: dall'italiano, 'lontananza' s.f.;
coordina Giuseppe Antonelli

Catalano, francese, islandese, italiano, olandese, polacco, romeno, svedese, tedesco e ungherese: queste le lingue rappresentate nel "Vocabolario Europeo" 2012. Dieci nuovi lemmi, dieci nuove porte d'accesso all'intreccio delle culture del nostro continente e al lavoro che ogni autore conduce sulla lingua per trovare, raccontare e condividere il proprio mondo. Ai linguisti Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lucilla Pizzoli il compito di mettere in dialogo, ogni giorno, due parole e due scrittori.
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Italiano
Rumeno
Già all'inizio dell'800, Beethoven arrangiò un numero grandissimo di canzoni popolari provenienti da tutte le nazioni europee, dando per primo, in qualche modo, la visione di un'Europa unita, con il suo multiculturalismo e la sua voglia (in un certo senso) di appartenere ad un'unica identità. Qui a Festivaletteratura si prosegue l'esperienza del "vocabolario europeo", con le parole provenienti da nazioni e culture diverse, per arricchire il nostro bagaglio culturale, nell'ottica ancora una volta di un'europa unita, purtroppo sempre più teorica che nei fatti. Due parole, due scrittori. La lingua, la cultura. L'Europa. Nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, voluta per celebrare la vittoria 'italiana' contro il re francese. Idea dell'Italia che naufragò subito, contrastata dalle eterne rivalità tra le signorie italiane. Diversità che separano. Diversità che invece dovrebbero unire. L'Europa dei popoli, delle storie, delle lingue, delle parole. 'Lontananza' e 'Provisorat' (dal rumeno 'provvisorietà'). Ed è subito chiaro che nessuna parola ha solo un significato, figlia del luogo in cui è utilizzata, prende le connotazioni del popolo che la usa anche se non perde mai il suo valore sovranazionale. Chi non si sente provvisorio, in questi ultimi anni? Sicuramente non solo i Rumeni. E quale è il popolo che non conosce l'essenza della lontananza, nel tempo, nello spazio, con la sua carica di nostalgia, di tristezza? Emigranti, italiani e rumeni. Ieri, come oggi, come domani. Non crediamo poi alla falsa vicinanza a cui ci hanno abituato i nuovi mezzi di comunicazione (non per niente sono ricchi del termine greco 'tele', che fa parte pure della parola greca da cui deriva lontananza). Quando parliamo di lontananza parliamo sempre dell'addio, dell'orizzonte, del cielo, di tristezza e di mancanza. Quanto è breve quindi il passo verso la concezione di una vita asservita al destino, al fatalismo, all'attesa del ritorno di chi è partito, alla provvisorietà dell'esistenza. Non per niente siamo tutti fatti della stessa materia dell'universo (e anche dei sogni?). Ancora una volta tutto legato. Lontananza e provvisorietà, Italia e Romania, migranti e ritornanti, europei di oggi e di ieri. Il cielo, l'universo, l'amore, l'uomo. Per continuare a viaggiare con le parole dell'uomo europeo, tutti i giorni alla Chiesa di Santa Maria della Vittoria appuntamento con il "Vocabolario europeo" 2012.

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