09/09/2012 - Vocabolario europeo

VOCABOLARIO EUROPEO. La parola (d)agli autori

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Olga Tokarczuk: dal polacco, 'gniew' s.m.: 'rabbia'; Ernest Van der Kwast: dall'olandese, 'snikkelgoal' s.m.: 'gol di cazzo'; coordina Lucilla Pizzoli

Catalano, francese, islandese, italiano, olandese, polacco, romeno, svedese, tedesco e ungherese: queste le lingue rappresentate nel "Vocabolario Europeo" 2012. Dieci nuovi lemmi, dieci nuove porte d'accesso all'intreccio delle culture del nostro continente e al lavoro che ogni autore conduce sulla lingua per trovare, raccontare e condividere il proprio mondo. Ai linguisti Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lucilla Pizzoli il compito di mettere in dialogo, ogni giorno, due parole e due scrittori.
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Italiano
Polacco
Olandese
"Vocabolario europeo" si chiude con due parole molto diverse ed entrambi molto interessanti: 'Snikkelgol', dall'olandese 'gol di cazzo', scelta dall'autore Ernest Van der Kwast e 'Gniew', dal polacco 'rabbia', donataci dall'autrice Olga Tokarczuk. Il giovane autore olandese ha scelto un neologismo, di appena un anno di vita, nato in ambiente calcistico il 22 ottobre 2011, quando il mediano Sven Kums ha realizzato un gol colpendo il pallone con le proprie parti intime. La sua definizione ufficiale è «Rete segnata accidentalmente da un calciatore che riceve la palla nella regione pubica». 'Snikkel', che come mi è stato spiegato da una gentilissima coppia olandese ha un significato meno forte e volgare di 'cazzo', si lega ad ogni modo all'organo genitale maschile. In italiano il fallo da un lato richiama a un'idea di forza virile, di mascolinità, che ben si sposa al mondo calcistico, dall'altro indica approssimazione, caso fortuito o addirittura qualcosa di realizzato male. 'Snikkelgol' è dunque un gol realizzato accidentalmente e ricorda la volta in cui Diego Maradona segnò con la 'mano di Dio'. Van der Kwast trova quest'ultimo gol uno dei più belli mai realizzati e ne apprezza la poesia, che risiede anche nel suo nome. Lo 'snikkelgol' confrontato con quest'ultimo, risuona ancora più volgare e, secondo l'autore, si eleva a testimone della superficialità e mancanza di credo in un qualcosa di alto, che spesso contraddistingue la società olandese. «Il nome di un gol così non poteva essere inventato che nei 'Paesi Bassi'», conclude con ironia lo scrittore.  In italiano il termine 'rabbia' è profondamente legato al mondo animale e indica una vera e propria malattia, particolarmente associata ai cani. Questa connessione connota la rabbia di istintualità, di reazione violenta e incontrollata che fa fuoriuscire l'uomo dai propri limiti. In polacco, invece, 'gniew' è un termine alto che indica un sentimento fortemente umano. «L'uomo prova rabbia quando viene limitata la sua libertà naturale, oppure quando succede qualcosa contro la sua volontà». In psicologia 'gniew' indica la reazione tipica di un bambino, al quale viene posto un divieto, anche fisico, dal genitore. Il senso più alto e profondo di questa parola coincide con forza salvifica e liberatrice. «Emozione potente, furiosa, nata dalla reazione a un profondo senso di ingiustizia e di prepotenza subita. in tal caso la rabbia diventa l'atto di ristabilire un ordine morale e un tentativo di punire la malvagità». Tokarczuk ci ha donato dunque una parola preziosissima per il suo paese e per l'Europa, in quanto indica quella rabbia collettiva capace di unire i popoli in una lotta contro uno status quo inaccettabile. 'Gniew' diventa contestazione, significa non essere d'accordo con quello che sta succedendo nel mondo. Negli ultimi anni si è perso questo sentimento romantico di ribellione per una causa giusta. La rabbia c'è, ma non è più collettiva: è una fiamma velenosa che corrode gli individui in un mondo in crisi. Il vero problema, dunque, sta proprio nell'incapacità di sfogare quest'ira, questo furore, tutti insieme, per poi riuscire a cambiare le cose. 

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