09/09/2012
Natalia Aspesi con Concita De Gregorio
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Natale a Cortina: festeggiato. Festival di Sanremo e le sue tragedie: testimoniate. Attori, stilisti, star della televisione: intervistati. E criticati, con l'irriverenza che l'ha resa una delle giornaliste di costume più famose. Se "Festival e funerali", l'ultimo libro di Natalia Aspesi, fosse un album fotografico, vi potremmo vedere gli eventi, le feste e i volti più famosi degli ultimi cinquant'anni d'Italia. La sua ironia sincera fa da denominatore comune a tutti gli articoli raccolti nel libro, creando una nuova storia d'Italia, che parte da Luchino Visconti e arriva a Fabrizio Corona. La intervista Concita De Gregorio, giornalista e scrittrice.
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Italiano
Con una straordinaria capacità di essere delicata nei temi più difficili e 'grave' in quelli più frivoli, Natalia Aspesi è accolta da una calorosa Piazza Castello, che non le fa certo mancare gli applausi e una divertita partecipazione. Incalzata dalla collega Concita De Gregorio, la Aspesi inanella una serie di aneddoti, episodi, battute, racconti, a cominciare dal festival di Venezia appena concluso, ricordando con il suo consueto estro e senso dell'umorismo come la mancata vittoria di un film italiano diventi ogni volta una questione politica, sintomo di un provincialismo che il nostro Paese sembra non avere ancora perduto. La ricorrenza fra i vincitori di pellicole difficilmente distribuite, pur appartenendo evidentemente a una cultura cinematografica alta, non pare del resto sorprenderla, dato che il compito del cinema, come quello dei libri, non consiste solo nel proporre divertimento, ma anche nell'incoraggiare il pensiero, la riflessione, la narrazione di storie altrimenti sconosciute ai più. Sfogliando la recente pubblicazione "Festival e funerali", ovvero la storia dei costumi e malcostumi italiani dal boom economico del secondo dopoguerra agli anni Duemila, Concita De Gregorio cita alcuni pezzi tra i più significativi, come quello dedicato al funerale di Claudio Villa, magistrale articolo in cui lo sguardo si volge dal protagonista del triste evento alla descrizione dei presenti, o quello dedicato invece al fondoschiena di Naomi Campbell, definito senza ombra di dubbio una «magistrale opera d'arte». Una carrellata di personaggi, oggetti, cronache, serate mondane che narrano l'evoluzione del Paese attraverso la trasformazione del gusto relativo al corpo delle donne. Curatrice della posta del cuore sul "Venerdì di Repubblica", la Aspesi non si esime certo dal commentare il recente e clamoroso successo editoriale del romanzo pseudo-erotico "Cinquanta sfumature di grigio": un libro che a suo dire concilierebbe il sonno, un romanzo rosa che affronta il tema dei rapporti di forza fra uomo e donna facendo leva su una vena di masochismo e sottomissione. Ma siamo poi davvero così sicuri che l'argomento affrontato sia effettivamente liberatorio e abbatta realmente dei tabù? E passando dall'eros ai sentimenti, quanto è ancora indispensabile l'amore, soprattutto quando si è raggiunta, per così dire, una certa maturità e indipendenza? Discutendo di potere, e di potere delle donne, le due giornaliste dibattono sulla maggiore o minore predisposizione femminile a ricoprire ruoli di comando e sul rischio, certo diffuso ma non per questo universale, che le donne in posizioni professionali prestigiose possano assumere caratteristiche e atteggiamenti tipicamente maschili. Definendo una banale volgarità la polemica di Paolo Conti su amore e sesso apparsa sul "Corriere della Sera", la Aspesi ci ricorda come il compito del giornalista sia quello del puro e semplice testimone, e non del dispensatore di giudizi personali: una lezione di giornalismo da chi ha oltre cinquant'anni di carriera alle spalle, ma ancora non è stanca di regalarci la sua vivacità e irriverenza intellettuale. Tornando di nuovo al cinema, ma questa volta all'ultimo film di Francesca Comencini "Un giorno speciale", dove si narra la storia di due adolescenti di periferia che si incontrano per caso e per caso condividono sogni modesti di successo e benessere, la Aspesi parla ai giovani, o meglio alle giovani, ricordando come giovinezza e bellezza non siano merci da vendere al miglior offerente, ma piuttosto valori impagabili, di cui godere appieno nella consapevolezza della propria libertà individuale. Un invito a sognare e a fare grandi sogni, nonostante la società di oggi sembri aver rubato ai giovani persino la speranza. E allora sognate ragazzi, leggete e sognate!