06/09/2013 - Latinoamericana

IO E BOLAÑO. Libero manuale di letteratura latinoamericana

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Un ricordo intimo e letterario di uno dei protagonisti della narrativa mondiale. Per Santiago Gamboa Roberto Bolaño è stato l'imprescindibile punto di riferimento per tutta una generazione di scrittori latinoamericani, molto prima della sua consacrazione a livello internazionale.

L'evento "Io e Bolaño. Libero manuale di letteratura latinoamericana" ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma.

Originariamente non era prevista la presenza di Laura Scarabelli.
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Chi era Roberto Bolaño? L'abbiamo chiesto a Santiago Gamboa, scrittore e giornalista colombiano, amico intimo di uno degli autori che hanno fatto la storia della letteratura latinoamericana contemporanea. Gamboa racconta di aver scoperto la letteratura di Bolaño per la prima volta nel 1996, alla fiera del libro di Guadalajara, Messico, paese adottivo dello scrittore, acquistando e leggendo tutto d'un fiato uno dei suoi primi romanzi pubblicati, "Llamadas telefónicas": fu allora che assaggiò «un sapore che non aveva mai provato prima in letteratura» e se ne innamorò. Ma fu più tardi, leggendo "2666", che capì fino in fondo la gigantesca ambizione letteraria del suo grande idolo, conosciuto un pomeriggio a Roma in Campo dei Fiori. Come lui, un'intera generazione di scrittori sudamericani fu influenzata dalla letteratura del cileno Bolaño; e allo stesso modo ne furono influenzati i giovani lettori, perché i suoi personaggi sono «giovani puri con la voglia di trasformare il mondo, la Storia e sé stessi, con la poesia» e rappresentano quella generazione ribelle che negli anni Settanta andò incontro alla morte, perché sono «personaggi solitari, con un'idea in testa che li fa essere scomodi e li fa essere soli, li fa anche soffrire». L'opera di Bolaño, ci dice Gamboa, è un mondo unico che si apre in diversi libri, come spesso succede agli autori che nascono dalla poesia; pur considerandosi un poeta scarso, infatti, Bolaño si è avvicinato alla letteratura scrivendo versi e solo più tardi si è cimentato nella stesura di romanzi rimasti inediti per moltissimi anni. Romanzi pervasi di metafore e di riferimenti letterari, perché «un bravo scrittore scrive solo di ciò che è importante per i suoi personaggi», e molto spesso questi personaggi sono poeti, sono quei "Detective selvaggi" che hanno dato nome ad una delle sue opere più famose. Romantici nottambuli solitari, sempre alla ricerca dello 'scrittore perduto', il modello a cui aspirare, la guida da seguire, nelle vie di una Città del Messico che vive e respira, da vera protagonista. E' il Messico, infatti, il filo conduttore nell'opera di Bolaño, molto più del suo paese natale, il Cile, che compare pochissime volte e quelle poche volte ha un sapore amaro, doloroso, violento, spesso legato al golpe di Pinochet e alla sua dittatura. Un giudizio aspro sul proprio paese che si riflette anche sui suoi colleghi connazionali: una domanda mette in difficoltà Gamboa «Perché Bolaño non apprezzava Isabel Allende o Pablo Neruda?». Era un personaggio carismatico, a cui piaceva discutere ed essere controcorrente» esita Gamboa «ma credo che per saperlo veramente dovremo aspettare il suo ritorno».

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