08/09/2005 - Scritture Giovani
SCRITTURE GIOVANI
2005_09_08_051
2. scrittori a confronto
Turno serale di "Scritture Giovani" per Marco Archetti e Gunnhild Øyehaug.
In un confronto inter-generazionale, i due autori dialogano con Ann-Marie MacDonald sull'evoluzione di stili, linguaggi e culture letterarie. Conduce l'incontro la giornalista Monica Capuani.
L'evento 051 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso piazza San Leonardo.
Turno serale di "Scritture Giovani" per Marco Archetti e Gunnhild Øyehaug.
In un confronto inter-generazionale, i due autori dialogano con Ann-Marie MacDonald sull'evoluzione di stili, linguaggi e culture letterarie. Conduce l'incontro la giornalista Monica Capuani.
L'evento 051 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso piazza San Leonardo.
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L'incontro della sera con Marco Archetti e Gunnhild Øyehaug, due dei partecipanti al progetto "Scritture Giovani", e Ann-Marie MacDonald, moderati da Monica Capuani, si è aperto in modo vagamente surreale: nonostante la pioggia iniziasse a cadere a goccioloni radi ma decisi, sia il pubblico di Piazza Leonardo che gli autori hanno signorilmente fatto finta di niente, finché i volontari della logistica, rapidissimi, non hanno dato il via libera per spostarsi tutti nella Cappella del Palazzo del Mago. Il tema dell'incontro è stato quello dell'altrove inteso primariamente come il luogo della scrittura, una sorta di spazio personale, una stanza tutta per sé. Ann-Marie MacDonald quando scrive si sente come «un folletto in una caverna, in un regno a parte», mentre al contrario Gunnhild Øyehaug pensa alla scrittura come ad una casa, come al momento in cui più è a contatto con la sua anima. Marco Archetti si chiede se la sua scrittura lo allontani o lo avvicini alla realtà, e guarda con un misto di paura e stupore al sentimento di estraneità che i libri finiti e stampati finiscono per suscitare nei loro autori. Ma è davvero possibile non desiderare di essere altrove?