10/09/2009

APPENDICE AL VOCABOLARIO EUROPEO


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Per molti secoli l'italiano è stato esclusivamente una lingua letteraria. Solo sotto l'impulso della scolarizzazione obbligatoria e delle trasformazioni sociali e politiche del Novecento, quella che era rimasta una lingua dei libri ha iniziato a diventare uno strumento di comunicazione usato da tutti. Al punto che oggi l'eredità linguistica dei classici sembra quasi essere ininfluente anche in letteratura, dove l'ingresso dell'uso medio ha come portato a rifiutare tutto quanto non suonasse 'comune' o 'di tutti i giorni'. Ma è veramente così obsoleto l'italiano letterario? Michele Mari ("Verderame") e Tiziano Scarpa ("Stabat mater", Premio Strega 2009), due degli autori che più hanno continuato a lavorare nel dialogo con la tradizione colta, ci dimostrano come sia ancora una lingua viva e poeticamente forte.

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Italiano
Nella piccola sala allestita all'interno di Santa Maria della Vittoria, tra i brandelli di affreschi che il tempo ha risparmiato, Michele Mari e Tiziano Scarpa, probabilmente le due cime della letteratura italiana contemporanea, dialogano con il linguista Giuseppe Antonelli su alcune delle parole che il tempo, un po' come i brandelli di affreschi che fanno loro da sfondo, ha risparmiato all'oblio. Da una parte la parola 'guatare' scelta da Mari, una parola che i dizionari definiscono arcaismo letterario, come se questo fosse un marchio d'infamia, uno stigma da cancellare con la pomice. Dall'altra la parola 'sito', il cui primigenio significato di luogo, semplice generalismo topografico, è stato ampliato, «abusato», dice Scarpa. A differenza del De Mauro, la concezione dello scrittore veneziano, vincitore dell'ultimo premio Strega, non ha valore di marchio, bollo o di stigma. Perché l'abusio, latino omologo del greco catacresi, nel contesto della linguistica significa vita, evoluzione dinamica, riuso di una parola. 'Guatare' e 'sito', nelle bocche di Mari e Scarpa, oltrepassano il loro valore di parole e diventano due chiavi per iniziare una conversazione che porta lontano, sulle strade, a volte parallele a volte convergenti, di tutte le parole che i due si sono lasciati dietro nella loro vita attraverso le tracce che hanno impresso nella mente dei loro lettori: un viaggio nell'italiano e nella fenomenologia della scrittura che, se anche non ammalia la totalità dei presenti, ammalia almeno me.

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