07/09/2011 - Consapevolezza verde

ATTERRAGGIO MORBIDO

2011_09_07_018
I segni del collasso imminente del nostro pianeta sono evidenti, anche se ci ostiniamo a non prenderli in considerazione. Luca Mercalli, popolarissimo meteorologo di "Che tempo che fa" ed autore di "Prepariamoci", in dialogo con Stefano Caserini (autore di "A qualcuno piace caldo") cerca di delineare un rapido quadro d'insieme delle crisi già conclamate per studiare un piano di salvataggio di fronte a un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza, un clima che cambia e una popolazione mondiale in crescita. Un piano che non potrà passare che attraverso scelte individuali orientate verso la sostenibilità e l'autonomia energetica e alimentare.
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Il Cortile della Cavallerizza di Palazzo Ducale ha visto prendere la parola Luca Mercalli, metereologo di "Che tempo che fa", in occasione della conferenza intitolata "Atterraggio morbido", davanti a una platea di più di settecento persone.
Il tema affrontato è un argomento ancora troppo sconosciuto al grande pubblico, laddove si registrano solo dibattiti periferici, per lo più tra i soli addetti ai lavori: il cambiamento climatico del nostro pianeta è ormai sotto gli occhi di tutti e impone ormai una tempestiva presa di coscienza non solo a livello di scelte individuali, ma anche a livello collettivo, in una parola a livello politico. Dopo aver scartato la 'strada della rassicurazione' di chi è ottusamente convinto della infondatezza di tale fenomeno e dpoo aver riconosciuto nel problema della decifrazione del 'segnale rispetto al rumore' il vero problema che abbiamo di fronte, Luca Mercalli ci fornisce, attraverso la sua esperienza diretta e i suoi scritti, tra cui ricordiamo "Prepariamoci", il resoconto di anni di indagine scientifica sul cambiamento climatico e come tale ricerca abbia inciso su scelte di vita personali, risultando queste ultime il vero valore aggiunto della conferenza. "Atterraggio Morbido" significa predisporsi ad abbandonare il superfluo che ci circonda per avere una possibiltà in più in un prossimo futuro, per il quale la stessa figura del metereologo può solo formulare delle ipotesi: in una parola, una scommessa. 

Se pensiamo alla questione ambientale, il problema non è l'informazione. Questa esiste ed è estremamente presente in tutti i media. Il problema è semmai uno dei suoi effetti, l'anestetizzazione. Le pagine dei giornali trattano la questione in modo serio e frequente, ma per ogni articolo che ci mette in guardia sugli effetti negativi, c'è n'è uno che lo smentisce. Per economia della mente l'uomo è portato a credere alla pace secondo. L'uomo non l'ambiente.
Ma se si parla di anestesia mediatica bisogna dire che essa deriva anche dal proprio contrario, cioè dall'eccesso di drammatizzazione, dai film o documentari che trattano la questione in modo epico e mostrano immagini catastrofiche. Il problema è lo schermo, «quell'iperrealtà che sostituisce la realtà», come diceva il filosofo francese Baudrillard. Troviamo il paradossale esempio nel recente uragano "Irene" che ha colpito New York. Fenomeni apocalittici erano previsti e tra i cittadini della 'Grande Mela', tra quelli che non scappavano, ce ne erano alcuni che si sono messi sul proprio attico, bicchiere in mano, attendendo lo spettacolo di una grande onda che investisse New York. Luca Mercalli esagera ma con questo esempio rende il senso dell'anestesia da informazione.  
Certo, prevenire significa fare informazione razionale, senza spettacoli, per poi entrare nell'ecologia con i gesti e non con gli schermi. Allora la  questione si sposta dal 'come', dall'iperrealtà di un futuri visionari, al 'che cosa', alla realtà del nostro quotidiano: mettere una cisterna d'acqua in giardino, installare pompe di raffreddamento, adottare pannelli solari e magari ritrovare il rapporto con le stagioni attraverso un orto dietro casa. Tutte soluzioni quotidiane per un oggi futuro. 
Basta conoscere per per poi fare. Ma a volte non basta. Ad esempio chi vive in una palazzina bifamiliare e condivide il tetto con il proprio vicino, ha necessariamente bisogno del suo accordo per installare il fotovoltaico. Se questo vicino preferisse l'ultimo modello del televisore 16/9 il fotovoltaico non si fa e il fare rimane una stanza insonorizzata. Si sente, invece e soprattutto, il bisogno dell'eco della politica. La Svezia, ad esempio, ha come programma l'uscita dal petrolio per il 2050. Un'eco che viene dall'alto. L'informazione allora riguarda il fare e non il mostrare, e la politica deve introdursi nelle sottofondi del primo per poi vantare le chiare acque del secondo.  

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