08/09/2011 - Tracce. Live e on demand su telecomitalia.com

IL GIARDINIERE DELLE LINGUE PERDUTE

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«Studiare una lingua - dice Erri De Luca - è come piantare un albero. All'inizio stenta, poi lentamente si affranca dal punto di partenza e lentamente attecchisce nei giorni, diramandosi in basso e verso l'alto».
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Italiano
Sotto il tendone affolatto in piazza Sordello, c'era un silenzio quasi religioso. Erri de Luca, seduto di fronte a centinaie di persone, comincia con la sua voce rauca e dolce allo stesso tempo, a raccontare il suo incontro con la lingua italiana. «Sono cresciuto in una stanza piena di libri perché mio padre si attorniava di libri di storia per capire quello che era successo. Per me, napoletano, l'italiano era una lingua sconosciuta, chiusa in questa stanza dei libri. Soppratutto era una lingua muta che parlavamo a casa soltanto a sottovoce». Erri de Luca spiega che ha voluto diventare uno scrittore 'in' italiano. «Ho voluto essere un cittadino di questa lingua, non un ospite». Lingue morte, lingue svanite, il poeta ci ha fatto viaggiare tra i tempi e i luoghi, dal latino allo yiddish. «Non credo alla ressurezione dei corpi, però le lingue possono risorgere», ha sottolineato Erri de Luca per poi concludere sfiorando il tema politico: «più peggiora la condizione della democrazia, più aumenta il valore della parola».

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