07/09/2013 - Consapevolezza verde
IL MONDO È UN GRANDE ALBERO. Alberografie di un uomo radice
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Come si può definire un uomo radice? Homo radix - secondo la divertita definizione di Tiziano Fratus - «è uomo o donna che vive quotidianamente un rapporto di stretta connessione con la terra e gli elementi naturali e vegetali»; ma «è uomo o donna radice anche quell'individuo che sa girare il mondo, costituendo nuove connessioni con il paesaggio che si trova ad attraversare. Elemento centrale della connessione è l'albero». Fratus, da diversi anni, gira per boschi e città di tutto il mondo, per tracciare le sue alberografie, mappe che permettono di conoscere la storia naturale di un territorio, la sua bio-monumentalità. Di questi incontri con alberi centenari, l'autore di Il sussurro degli alberi e di Manuale del perfetto cercatore d'alberi parla con lo scrittore Davide Longo.
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Italiano
Nell'oasi della verde, ossigenata frescura del Parcobaleno, alle porte di Mantova, il pubblico del Festival si raccoglie all'aperto, a semicerchio attorno al palco sul quale gli ospiti lo intrattengono. «Da quindici anni aspettavo quest'invito» esordisce Tiziano Fratus, che ha già guidato grandi e piccini in itinerari alla scoperta di grandi o antichi alberi della città. Dal 2000 al 2011 ha pubblicato alcune raccolte di poesie, tradotte e pubblicate in varie lingue; durante i suoi viaggi in Europa, Asia e America, però, si è imbattuto in una realtà che ha cambiato il corso della sua vita, portandolo a far ruotare la sua attività di scrittore, giornalista e fotografo attorno ai concetti di 'uomo-radice' e 'alberologia': a questi ha dedicato le sue ricerche e numerose opere negli ultimi tre anni.
Dialoga con lui Davide Longo, piemontese nato nel 1971, che dopo l'esperienza di lavoro ha cominciato a scrivere, meritando il premio Grinzane-Cavour nel 2002: ora è insegnante di Lettere e collabora con la scuola Holden.
«La prima volta che vidi le coste della California venni attratto dalle geometrie nervose delle chiome dei cipressi di Monterey... Sono alberi da ultimo tratto e da penitenza, per questo gli esemplari maturi assumono forme contorte e piegate dalla costante azione del vento. Di ritorno dal viaggio in California, fare i conti con molti nostri alberi secolari mi risulta per qualche giorno difficile. Le dimensioni laggiù sono davvero eccelse, come le età; i più vecchi superano di non poco i quattromila anni, mentre i più annosi a nord-ovest non superano i mille». L'Italia comunque, afferma Fratus, può vantare un patrimonio numericamente consistente di alberi notevoli, più degli altri paesi europei, interrogato da Longo, spiega che il contatto con questa sorta di 'nuovi amici' fa pensare a quello con vecchi saggi uomini, o nonni benevoli. I botanici infatti usano termini antropologici per descrivere le forme e i comportamenti vegetali. Gli abitanti dei paesi che sorgono in prossimità di questi prodigi vegetali in genere li indicano con soprannomi come 'la madre', 'l'elefante', 'il borbottone' e simili; molte leggende, la cui origine si perde nella notte dei tempi, sono nate intorno a loro. Una curiosità: mentre in Italia gli alberi antichi o monumentali si possono in genere raggiungere a piedi, negli altri continenti le foreste sono così estese, che la ricerca avviene mediante droni appositamente costruiti.
Il pubblico, attento e affascinato, non manca di porre domande curiose. La conclusione, comunque, sta tutta in un invito: «Sdraiatevi sotto la chioma di un grande albero, e guardate il mondo da sotto in su, verso le foglie verdi tra le quali si intravede il cielo. Se vi concentrate, sentirete narrare storie del paesaggio, degli uomini e degli anni, secoli, millenni...».
Dialoga con lui Davide Longo, piemontese nato nel 1971, che dopo l'esperienza di lavoro ha cominciato a scrivere, meritando il premio Grinzane-Cavour nel 2002: ora è insegnante di Lettere e collabora con la scuola Holden.
«La prima volta che vidi le coste della California venni attratto dalle geometrie nervose delle chiome dei cipressi di Monterey... Sono alberi da ultimo tratto e da penitenza, per questo gli esemplari maturi assumono forme contorte e piegate dalla costante azione del vento. Di ritorno dal viaggio in California, fare i conti con molti nostri alberi secolari mi risulta per qualche giorno difficile. Le dimensioni laggiù sono davvero eccelse, come le età; i più vecchi superano di non poco i quattromila anni, mentre i più annosi a nord-ovest non superano i mille». L'Italia comunque, afferma Fratus, può vantare un patrimonio numericamente consistente di alberi notevoli, più degli altri paesi europei, interrogato da Longo, spiega che il contatto con questa sorta di 'nuovi amici' fa pensare a quello con vecchi saggi uomini, o nonni benevoli. I botanici infatti usano termini antropologici per descrivere le forme e i comportamenti vegetali. Gli abitanti dei paesi che sorgono in prossimità di questi prodigi vegetali in genere li indicano con soprannomi come 'la madre', 'l'elefante', 'il borbottone' e simili; molte leggende, la cui origine si perde nella notte dei tempi, sono nate intorno a loro. Una curiosità: mentre in Italia gli alberi antichi o monumentali si possono in genere raggiungere a piedi, negli altri continenti le foreste sono così estese, che la ricerca avviene mediante droni appositamente costruiti.
Il pubblico, attento e affascinato, non manca di porre domande curiose. La conclusione, comunque, sta tutta in un invito: «Sdraiatevi sotto la chioma di un grande albero, e guardate il mondo da sotto in su, verso le foglie verdi tra le quali si intravede il cielo. Se vi concentrate, sentirete narrare storie del paesaggio, degli uomini e degli anni, secoli, millenni...».