05/09/2008 - Vocabolario europeo
VOCABOLARIO EUROPEO . La parola (d)agli autori
2008_09_05_067
Giorgio Todde - dal sardo 'scramentu', s. m.: scottatura, disillusione
Guðrún Eva Mínervuddóttir - dall'islandese 'útúrdúr', s.m.: digressione
Da quando la letteratura ha perso prestigio linguistico, gli scrittori non fanno più testo e le parole si sono un po' spente. E oggi che si cercano di definire gli elementi di una comune identità europea, il rischio è - anche dal punto di vista linguistico - di arrivare a un anonimo accordo al ribasso. Per evitare tutto questo, Festivaletteratura ha chiesto agli autori di riprendere la parola e di regalarne una, tratta dalla propria lingua, da inserire in un vocabolario condiviso. Al linguista Giuseppe Antonelli il compito di registrare le varie voci.
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Italiano
Sardo (dialetto)
Sardo (dialetto)
Il secondo appuntamento di "Vocabolario europeo", presentato da Giuseppe Antonelli, è dedicato ad una parola sarda scelta da Giorgio Todde e ad una islandese scelta da Guðrún Eva Mínervudóttir. Quest'ultima, giovane scrittrice islandese, ha proposto 'útúrdúr', che in italiano significherebbe 'digressione'. Una parola molto cara alla letteratura soprattutto orale degli islandesi, poiché nel suo significato intrinseco starebbe anche a giustificare il rimandare la conclusione di un racconto, come tentativo di posticipare la morte. Eva Mínervudóttir (che fa a sua volta delle digressioni, parlando ironicamente della vita del nonno) spiega che «il bravo oratore, nella tradizione islandese, era colui che si concedeva tanti innesti, che nonostante non fossero strettamente attinenti al racconto stesso era piacevole stare a sentire. La letteratura senza útúrdúr non scalda». Giorgio Todde, scrittore sardo, ha presentato la parola 'scramentu', un termine che non trova una traduzione fedele in italiano, perché non ci sono equivalenti. Ma citando Max Leopold Wagner, tedesco che all'inizio del '900 scrisse il primo dizionario sardo, spiega che 'scramentu' è colui che vuole ostinatamente compiere un'azione pur sapendo che avrà una conclusione negativa: «Un po' come un bambino - ha detto Todde - che si brucia mettendo una mano sul fuoco». Chi ha scramentato (italianizzando il termine sardo) è in un certo senso un adulto-infantile. Il raffronto fra sardo e islandese avviene con la contrapposizione delle prospettive pessimistiche di Todde e quelle ottimistiche di Guðrún Eva Mínervudóttir: per il primo, il sardo è una lingua destinata ad estinguersi, nonostante il testardo tentativo dell'amministrazione pubblica di salvaguardarla: «Sparirà perché non esiste una letteratura sarda degna di nota - ha detto Giorgio Todde - ma non è un dramma; è un processo evolutivo inevitabile. Più importante sarebbe salvaguardare le coste e l'ambiente». Per Mínervudóttir, l'islandese invece è una lingua vivissima: «Nonostante sia parlata da poche persone e nonostante sia contaminata da slang resisterà a lungo».